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JUNGLATTÀ

  • iroei
  • 3 nov 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

La giornata parte positiva e riesco anche a giustificare i temporali di oggi: alle 18.30 son già uscita dall'ufficio!

Il tram si farebbe attendere 11 minuti. Tento con il bus. in arrivo! ci salgo, ma non appena si immette in via Varesina comincia la mia avventura nella junglattà!

Sono diventata prigioniera di un mostro metallico che va a singhiozzo e non supera la media dei 2 km/h.

Una sensazione rossa di rabbia e aggressività comincia a impadronirsi di me. a piedi sarei più veloce.

Giungiamo finalmente alla prima fermata. Si spalancano le porte -come fauci- e ho la mia unica possibilità di fuggire. Il mondodifuori però non è sole e uccellini azzurri che cantano sugli alberi, ma luci, clacson nervosi e acqua, tanta acqua -nella pancia del mostro, sì, ci sono scossoni e flatulenze, ma si sta caldi e seduti.

Ho pochi secondi per decidere. Mi butto nel mondo!

Apro l'ombrello…illusa!

Le insidie peggiori arrivano da terra!

Pochi passi e mi trovo a dover attraversare il primo fiume, ma con grazia e agilità saltellando velocemente arrivo sull'altro argine: piedi zuppi e storta alla caviglia.

Starò più accorta al prossimo guado!

I miei propositi hanno ben presto modo d'esser messi in pratica, ecco infatti un'altro fiume. Questo è gran gonfio, probabilmente si sono sciolti tutti i ghiacciai…ne percorro la riva per un tratto cercando il punto migliore, lo trovo, attraverso fino allo spartitraffico. ma non posso procedere, davanti a me il fiume è così profondo da non vederne il fondo-sono su un'isola che sta per essere sommersa!

c'è un palo a terra, quelli mobili dei cantieri che hanno il sacco di sabbia per tenerli in piedi -che in questo caso a nulla è valso contro l'impetuosità della corrente-

mi ci vedo ad attraversare in equilibrio sul tronco fino all'altra riva! ometterei di raccontarvi che effettivamente un piede sul palo a testarne la fattibilità l'ho anche messo rischiando di…no, direi di tornare indietro…la via più asciutta è passare in mezzo alla strada principale. Via varesina. Tanto le auto non sono altro che segmenti di un enorme brucone molto lento -clacson urla e improperi tra motorini e auto- ma io intanto sono riuscita a mettermi in salvo.

mi guardo indietro.

il grande mostro da cui mi ero gettata all'inizio di questa avventura non si vede quasi più.

proseguo.

Nelle rientranze degli edifici si nascondono loschi individui che si riparano dalla pioggia, e che nella penombra mi fanno sussultare-come briganti che si nascondono nelle caverne che si affacciano sul sentiero pronti a tendere imboscate al primo ignaro viandante.

Supero anche quest'ultima prova.

Prendo anzi la rivincita dell'uomo sulle macchine!

Attraverso uno dei peggiori incroci con il rosso, tanto è tutto così incredibilmente immobile.

Raggiungo addirittura il tram che persi all'inizio del viaggio!

E il massimo della goduria quando, giunta in stazione, scopro che il treno che pensavo d'aver perso è in ritardo e sta arrivando -un altro lungo mostro che comincia a vomitare una quantità sorprendente di persone -ancora vive per fortuna- rimanendo pieno! Incredibile!

Come sia riuscita a salire e a sopravvivere questa è un'altra storia -vi basti sapere che sono ancora qui a raccontare!

 
 
 

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