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depistaggi

  • IROEI
  • 18 nov 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

...Finisco di lavorare...giù le tapparelle, spenti i computer, 4 giri di chiave e svelta alla fermata del tram...che mi farà attendere! Ha ripreso da poco le sue corse dopo l’interruzione per lavori in viale Espinasse, ma non è più lo stesso. Insomma passano un sacco di 14, ma del 19 non vien calcolato neanche il tempo. Ho pazienza, in fondo son solo le 19.45. Il tram mi porta alla stazione Certosa, corro un po’ magari il treno delle 20.12 è in ritardo. No ovviamente è appena passato e così mi siedo sull’unica fredda panchina del binario e attendo che i 15 minuti che mi separano dall’arrivo del prossimo treno trascorrano in fretta. Faccio un po’ di esercizi per la schiena cercando di tenerla ben diritta, guido la respirazione, improvviso posture di yoga e anche un po’ di meditazione buddista per rendermi impassibile di fronte al freddo fuori e al mal di testa dentro (gli esperti non me ne vogliano, ma è una stazione buia e anche leggere diventa difficoltoso, specie con le tempie che pulsano...). Annunciano il treno. è un buon segno. Nel frattempo, non ve l’ho detto, ma si è avvicinato un tizio che mi par un po’ strano. Capelli brizzolati, più bianchi che neri, raccolti in una coda. Non lo guardo, ma mi sembra che mi guardi, ma dato che non lo sto guardando non ne sono certa. Ovviamente. Arriva il treno per Novara, vecchie carrozze ma calde. Salgo in testa al treno, prima carrozza, seconda porta...e il tizio sale dopo di me. Levo guanti e cappello (gentilmente concessomi dall’Anna dopo che io ho perso il mio) e mi siedo subito nei due sedili centrali che guardano il corridoio centrale. Il tizio si siede nei sedili quasi in faccia a me. Sarà di mezza età, mi sembra un po’ trasandato, barba incolta e ispida lasciata da 3/4 giorni, forse 5. Passiamo Rho Fiera, suona il mio cell, l’Anna mi domanda cosa voglio mangiare perché c’è una bistecca nel frigo che lei si mangerebbe, ma se la volessi anch’io me ne lascerebbe metà. Sì gradisco volentieri una mezza bistecca, l’Anna l’avrebbe gradita intera, ma si accontenterà. Intanto stiamo giungendo a Rho. Il tizio davanti a me si alza e va alla porta. Ha capito che scenderò anche io a Rho e, furbo, mi precede? Ma io più furba scenderò dall’altra porta! Il treno si ferma, attraverso il vagone e scendo dalla prima porta. Subito lì ci son le scale del sottopassaggio, ma appena arrivo giù, mi sembra mi manchi qualcosa. Il cappello dell’Anna! Torno su facendo due gradini alla volta. Per fortuna il treno è ancora lì e il macchinista ha il finestrino abbassato. Lo chiamo “mi scusi, mi scusi! Ho dimenticato il cappello sul treno, salgo veloce, NON PARTA!” risalgo dalla prima porta e spunta il capo treno dalla cabina che mi chiede che succede. Gli spiego che recupero il cappello e scendo subito...ma il cappello non c’è..sul sedile, nel corridoio, per terra...nulla. Ma dove può essere? Son certa d’averlo avuto addosso quando son salita sul treno..non può essere sparito, ma che devo fare?

Ripercorro il corridoio, scendo e il capotreno mi domanda se l’ho trovato. “no, in realtà no. Non c’è più!” guardo nella borsa, mi tocco la testa “no, in testa non ce l’ho...no?” guardo il capotreno per chiedergli conferma...anche lui si tocca la testa e guarda il macchinista... “vuoi tornar su a cercarlo?” “eh, ma non c’è! Non era neanche mio!” sono disperata “dov’eri seduta?” gli indico la seconda porta del primo vagone “dai andiamo” e mi riporta sul treno, ma salendo stavolta dalla seconda porta e...eccolo! il cappello è sui gradini! “ci voleva il capotreno!” mi fa. Lo ringrazio infinitamente! Scendo dal treno, sventolo il cappello al macchinista, ringraziando anche lui: ora può partire e io posso tornare a casa in bicicletta con il capo caldo...e soprattutto senza dover temere l’ira della sorella ;) "...e il tizio?" mi domanderete...chissà! ma io, fossi stata in lui, sarei rimasta in disparte a godermi la scena e a ridere di quella piccola sciocca che se l’è immaginato come un losco individuo e che per evitarlo e vivere la sua piccola avventura quotidiana s’è fatta tutto il vagone per scendere da un’altra porta, quando le sarebbe bastato passare da dove era salita per trovare sulla strada anche il cappellino smarrito...

 
 
 

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